Dato il successo che l’anno scorso ha riscosso l’abbinamento trekking-formaggio (http://gruppogeo.blogspot.com/2008/03/splendita-visita-al-caseificio.html), anche quest’anno abbiamo pensato di ripetere l’iniziativa.
La meta è stata scelta più vicina a noi, perchè la qualità esiste anche dietro casa senza la necessità di cercare lontano. Nelle colline del valdarno, tra Figline e Gaville è posto il casolare ben ristrutturato di Ada e Sandra Bao, denominato ‘Casa al Bosco’. L’Azienda ha circa 200 pecore e una decina di capre per la produzione e vendita diretta di formaggi pecorini e caprini a latte crudo.
La mattina è stata sfruttata per una bella passeggiata ad anello attorno alla pieve romanica di Gaville (XI secolo), in modo da preparare l’appetito per il seguito della giornata. Dalla pieve siamo dunque scesi a Gaville e poi per stradella sterrata ci siamo mossi in direzione di Ponte agli Stolli passando per Carpineto e risalendo il crinale del M. Lisoni, dove il paesaggio spazia per il Valdarno e il Pratomagno fino al senese e sul lato opposto ci offre una vista di Lucolena e dei monti del Chianti. La discesa è stata più semplice e ci ha riportati, principalmente su fondo asfaltato ma pressochè privo di mezzi a motore vaganti, fino alla Pieve di Gaville. A fianco della pieve non si può dimenticare il museo della civiltà contadina (www.museogaville.it/), uno dei più belli e completi delle nostre zone. La visita della Pieve e del museo è possibile esclusivamente nel pomeriggio dei giorni di sabato e festivi.
Probabilmente la passeggiata è stata fin troppo leggera, vista l’abbondanza e la qualità del successivo pasto e anche stavolta il bilancio di calorie è stato molto sfavorevole alla nostra linea.
Una volta lasciati gli scarponi ed entrati nel caseificio, molti occhi si sono illuminati (tranne quei pochi che, ahimè, il cacio non potean mangiar...). Come descrivere la tavolata? vassoi di primosale tagliato fine e abbinato con olio e rucola richiamava l’attenzione fin da lontano e, avvicinandosi, all’occhio balenava anche la ricotta e il sublime raveggiolo ancora caldo. E caldi arrivavan crostini di pecorino e meravigliosi quartini di caprino appena tolti di forno. Per non parlar delle forme di pecorino fresco e stagionato che sembrava richiamassero a se il taglio e l’assaggio. Miele e marmellate condivano a piacimento ogni portata. E per finire in bellezza dolci di formaggio, più banalmente noti con termine di lingua forestiera. In tutto questo non poteva ovviamente mancare il fiasco per rallegrar la festa.
Dai 40 presenti non è sorto alcun lamento, se non quello di non poter più mettersi a tavola almeno fino al giorno dopo! Anche stavolta l’iniziativa ha raggiunto lo scopo di divulgare la conoscenza dei piccoli produttori a fronte della più ben nota (ahimè!) grande distribuzione, che mai potrà raggiungere tali risultati e che spesso nega ai prodotti il loro vero sapore.
Al prossimo caseificio!
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