Anche il camminatore più accanito oscilla, io credo, fra il desiderio di andarsene da solo secondo i propri ritmi, o di condividere l’esperienza del camminare. Questo ovviamente vale anche al femminile.
Nel primo caso il pensiero prende facilmente il sopravvento, galoppando sfrenatamente, compiendo innumerevoli giravolte, molte ma molte più dei passi effettuati dalle gambe, un po’ come un cane lasciato sciolto, che ci corre dietro e avanti incessantemente, e mentre noi abbiamo compiuto dieci passi lineari quello ne ha già fatti il quadruplo a zig zag. Per quel che mi riguarda, il camminare solitario costituisce un buon esercizio di rilassamento per la mente; via via che il corpo brucia calorie nell’impegno fisico, anche la mente si acquieta, e solo dopo alcune ore i due percorsi, quello strettamente fisico e quello mentale, tenderanno ad avvicinarsi, uniformandosi in un’unica esperienza fatta di sforzo, sudore, odori della natura, contatto con l’aria, visuali e visioni, impressioni esterne ed interiori. Al massimo avrò scambiato un saluto con qualche altro camminatore incrociato per caso e per pochi istanti.
Nel caso della camminata condivisa, il fatto di stare andando insieme lungo un’identico percorso condividendone la fatica, abbatte il formalismo tipico dei rapporti, portando generalmente ad una condivisione di pensieri che vengono espressi più liberamente, con ritmi tanto più naturali quanto si procede nel sentiero. O meglio, l’importanza che si attribuisce a ciò che stiamo dicendo si calibra e si adegua al passo e all’esperienza fisica. Spesso ci si rende conto che, in fin dei conti, ciò che abbiamo pensato ed espresso non è che parte di un insieme molto più vasto, e perde un po’ di quel’importanza logorante che in genere accompagna i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni.
Parola o silenzio? Cosa è più consono al nostro camminare fuori dalla città e dai percorsi usuali?
Credo inoltre che uno dei segni che contraddistingue un’amicizia profonda sia la capacità di stare bene insieme anche nel silenzio. Camminare con qualcuno vicino con cui parlottare di tanto in tanto è forse la giusta via di mezzo.
Per descrivere questi pensieri che ho appena trascritto ho impiegato circa un’oretta, muovendo le dita a gran velocità sulla tastiera, ma restando immobile quanto a gambe. Il tutto in gran silenzio. Ne sarà valsa la pena? Ho solo rimuginato fra me, o qualcosa è condivisibile?
Intanto stacco e saluto te, che mi hai letto.
Saluti, Riccardo Biffoli.
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