lunedì 18 aprile 2011

Anello di Dicomano

Anche stavolta un bel gruppo numeroso... quasi 50 persone! Il percorso ha avuto come punto di riferimento il paese di Dicomano, che rappresenta la porta della Val di Sieve per entrare nel Mugello. Il Comune di Dicomano ha creato da tempo alcuni itinerari trekking di notevole interesse e noi ne abbiamo provato uno, il percorso 'A'.
Si tratta di un percorso di circa 6 ore sul versante nord delle colline che circondano il paese. Lasciando il paese si arriva immediatamente alla Pieve, passando su un bel tratto di stradella pedonale di intenso valore storico.
Il sentiero sale per vigne prima e per boschi poi passando per case coloniche popolate in passato da famiglie contadine ed oggi quasi tutte ristrutturate: Bovana, Casa Romana, Orticaia...
Di queste, la più interessante è sicuramente Orticaia, con la sua antica chiesetta, ma luogo ormai convertito ad agriturismo.
La strada del ritorno ci riporta poi a Dicomano, dopo una splendida giornata sotto il sole primaverile.
Alla prossima.
D.G.

venerdì 8 aprile 2011

Marzabotto e il Parco di Monte Sole

La nostra associazione è da sempre legata al circolo Arci che ospita la nostra sede, il Circolo Primo Maggio di Sieci, e quest’anno per la prima volta abbiamo programmato e portato a compimento insieme, una gita che ha abbinato al trekking anche un importante aspetto storico-turistico e che ci ha permesso di raggiungere ben 86 partecipanti.

La meta è stata il Parco Storico di Monte Sole, sull’Appennino bolognese, con visita a Marzabotto e al suo tristemente noto sacrario.

Dopo una breve ma intensa visita al sacrario, ci siamo addentrati nel cuore del parco dividendoci tra gruppo turistico e gruppo camminatori. Per quest’ultimi il percorso a piedi è stato di circa 15 km con partenza da S. Martino di Caprara e arrivo al Piccolo Paradiso, toccando molte delle località note per gli eccidi da cui sono state violate tra il 29 settembre e il 5 ottobre del ’44, eventi noti con il nome generico di Strage, o Eccidio, di Marzabotto.

Per quanto riguarda gli eventi storici rimando ad un breve riassunto più avanti, ma è possibile reperire anche in rete maggiori dettagli. Per chi non avesse avuto ancora l’opportunità di vederlo, consiglio vivamente il film ‘L’uomo che verrà’ di Giorgio Diritti.

Per tornare invece al nostro percorso, da S.Martino si segue la strada inizialmente asfaltata, ma che ben presto diventa sterrata, in direzione Casaglia, toccando altre località diventate oramai macerie: Caprara di sopra, la chiesa di Casaglia e il cimitero.

Una breve variante permette di raggiungere in meno di mezz’ora a/r le rovine dell’Oratorio di Cerpiano, altro luogo di triste ricordo. Dal cimitero di Casaglia si può salire con buona pendenza direttamente alla cima del Monte Sole, dove il cippo di vetta ricorda il sacrificio della Brigata partigiana ‘Stella Rossa’ e del suo comandante ‘Lupo’.

Arrivati a questo punto ci si spaventa un pò, poichè guardando la mappa si nota che il cammino è iniziato già da un bel pò, ma il percorso fatto risulta praticamente zero rispetto a quanto ancora da fare... ma niente paura, da qui in avanti è quasi tutta discesa! e ci si può godere il dolce paesaggio delle colline bolognesi.

Il percorso risulta misto, a tratti sentiero e a tratti stradella sterrata, mentre l’asfalto è piuttosto raro.

Giunti nei pressi del bivio per il Monte Baco (raggiungibile in circa 10 minuti) il sentiero comincia la discesa finale che permette di raggiungere il Piccolo Paradiso, zona residenziale nei pressi del casello autostradale di Sasso Marconi, dove le due valli del Setta e del Reno si congiungono. Da qui è ben visibile anche il Santuario della madonna di San Luca, poco a monte di Bologna. Complessivamente il percorso si è rivelato molto interessante ed ha richiesto circa 5 h e mezzo di cammino, per un gruppo di oltre 40 persone.


Alla prossima

D.G.





NOTA STORICA


La strage di Marzabotto è probabilmente il più grave crimine di guerra compiuto dai tedeschi in Italia durante la seconda guerra mondiale e comprende una serie di eccidi compiuti tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nell’area oggi conosciuta come Parco Storico di Monte Sole.


Antefatto: dopo lo sbarco in Sicilia del 9-10 luglio 1943, i tedeschi furono costretti a continui arretramenti verso nord finché, nell’estate del ’44, il Feldmaresciallo Kesselring, comandante in capo delle forze tedesche sul fronte mediterraneo, cercò di sfruttare i rilievi appenninici per bloccare l’avanzata alleata, realizzando la Linea Gotica. Questa linea, che si estendeva da Massa fino a Pesaro, ha resistito dall’estate ’44 fino ad aprile ’45, pochi giorni prima della liberazione e della successiva resa incondizionata dei tedeschi.


Importanza strategica: il Monte Sole si trovava circa nella parte centrale della Linea Gotica e rappresentava una zona strategica che permetteva di controllare le valli del Reno e del Setta fino a Bologna, pertanto era vista dai tedeschi come un’area di fondamentale interesse per garantirsi il controllo del territorio e successivamente una garanzia per la sicurezza della ritirata. Tutta la zona del Monte Sole era controllata dai partigiani della Brigata Stella Rossa, comandati da Mario Musolesi detto Lupo.


La strage: su ordine dello stesso Kesselring, i tedeschi organizzarono un’azione militare con lo scopo di eliminare la Brigata Stella Rossa. L’operazione fu affidata alla XVI Divisione al comando del Generale Max Simon e condotta dal Maggiore Walter Reder, noto per essere particolarmente efficiente nelle missioni a lui affidate. All’organizzazione e gestione partecipò anche l’ufficiale SS responsabile dello spionaggio e controspionaggio, maggiore Loos. L’azione cominciò la mattina del 29 settembre, con l’accerchiamento di tutta l’area di Monte Sole e risalendo i versanti facendo terra bruciata nelle varie abitazioni. Poiché un’azione simile era già stata eseguita nel mese di maggio ’44 senza toccare vecchi, donne e bambini, stavolta ai primi allarmi tutti gli uomini fuggirono nei boschi. La furia degli uomini di Reder venne sfogata contro alcuni partigiani, pochi, e soprattutto verso tutte le altre persone trovate al loro passaggio, principalmente vecchi, donne e bambini. Durante le fucilazioni venne fatta particolare attenzione a raggruppare le persone tenendo i bambini davanti e sparando basso con la mitragliatrice. In alcuni casi i raggruppamenti vennero fatti all’interno delle abitazioni, dove furono poi buttate bombe a mano. Si contarono in totale circa 700 morti, di cui circa 200 bambini e molti cadaveri rimasero sul posto fino ad aprile ’45, mentre sui giornali si elogiava la missione per la distruzione della Brigata partigiana, negando i morti civili. L’alto numero di vittime era dovuto anche alla presenza di numerosi sfollati dal fondovalle.

Le mine posizionate nella zona hanno provocato la morte anche dopo la guerra e fino al 1966.


I responsabili: Kesselring, condannato a morte nel ’47 con condanna trasformata successivamente in ergastolo per intervento americano e inglese, fu liberato nel ’52 e morì nel ’60.

Simon, condannato a morte con pena commutata subito in carcere da scontare in Germania, fu liberato nel ’54 e morì nel ’61, ha sempre dichiarato di non essere pentito.

Reder, condannato all’ergastolo nel 51, fu liberato nell’85 dal governo Craxi che si preoccupò anche di riportarlo in Austria con aereo del governo italiano. Nel ’64 aveva chiesto il perdono dei sopravvissuti alla strage, ma dopo la sua liberazione ritrattò la richiesta di perdono. Morì nel ’91.



I PRINCIPALI LUOGHI DELLA STRAGE


S.Martino di Caprara: tutte le persone vennero prelevate dalla chiesa e fucilate all’esterno, bruciando poi i cadaveri. Il 13 ottobre venne ucciso anche Don Giovanni Fornasini che si era recato a San Martino per seppellire i morti; il suo corpo fu ritrovato nell’aprile successivo.

Caprara: gli abitanti furono stipati nella cucina e uccisi con bombe a mano.

Casaglia: prima dell’arrivo dei tedeschi tutte le persone si erano radunate in chiesa. I tedeschi uccisero il parroco Don Ubaldo Marchioni fucilandolo direttamente sull’altare e portarono tutti gli altri dentro al cimitero per la fucilazione. Oggi nel cimitero riposa anche Don Giuseppe Dossetti.


Cerpiano: gli abitanti furono rinchiusi all’interno dell’oratorio e uccisi con bombe a mano, mentre il giorno successivo le SS tornarono per eliminare con la pistola i sopravvissuti.